giovedì 20 febbraio 2014

Traducciòn de espanol a italiano

Traducciòn:Javier Marías parla di suo padre

[...] E forse nei miei ultimi libri, anche se questo potrebbe non essere il tema principale- in queste pagine ci sono cose che ho sentito io, in prima persona- a parte il ruolo novellistico che ha all'interno l'opera,nello specifico in "Tu Rostro Mañana", per esempio, obedisce un po a questo: si sappia che io questo lo feci, che questo esistì. E ho anche raccontato poco di quello che realmente accadde. 

ELIDE PITTARELLO: é in per per ricompensare le persone che scelsero il silenzio, come per esempio tuo padre?

JAVIER Marias: In parte credo di sì. Mio padre, in particolare, è una persona che stranamente è stata abbastanza maltrattata da questo paese, prima da alcuni, poi da altri. Non mi piace molto parlare di questo tema perchè è abbastanza personale. Avrà anche avuto i suoi difetti, come tutto il mondo e le sue carenze però nell'insieme è stata una persona che, a differenza di molta altra gente della sua generazione, mantenne un'atteggiamento dignitoso. Non scese mai a compromessi con il franchismo. Per esempio, gli proibirono qualsiasi ingresso all'università come insegnante perché è stato vittima della rappresaglia del '39. Però, credo negli anni 50, quando le cose iniziarono ad essere meno estreme, si parlò del fatto che potesse incorporarsi come professore all'università. Quindi, per poter insegnare all'università, doveva giurare fedeltà ai principi del Movimento. Cosa che faceva tutto il mondo, anche se era antifranchista.        Era quello che si doveva fare e lo facevano con le dita incrociate dietro. Mio padre non volle farlo mai, Anche se sapeva che così facendo nessuno lo avrebbe preso in considerazione perché era, diciamo, qualcosa da fare obbligatoriamente per poter avere accesso all'università.  Mio padre si rifiutò di giurare fedeltà ai principi del Movimento. La maggior parte delle persone, persone molto dignitose e persone molto nobili Lo fecero perchè la legge li obbligava a farlo. E lì ognuno con la propria coscienza. E 'un piccolo esempio di quella dignità che ebbe. Tuttavia, ho anche letto da qualche parte che lo associavano a Franco, cosa veramente ingiusta e grottesca. Forse c'è qualcosa riguardo questo, non tanto nei romanzi ma in alcuni articoli che ho scritto. Non scrivo romanzi come cittadino. Se racconto una storia su di lui è perché, a me serviva come scopo generale del romanzo. Non è per il contrario, per rivendicare la figura di mio padre come compositore di racconti, questo no, in assoluto.

ESSERE IL FIGLIO DI SCRITTORE

ELIDE: Il rapporto con tuo padre è cambiato da quando hai iniziato ad essere uno scrittore. Quindi ti sentivi a disagio a essere figlio di Julian Marias. 

JAVIER: Sì, la verità è che in un primo momento, quando iniziai a pubblicare e lì ero giovane, accadde una situazione un po' ridicola. Gli scrittori possono essere figli di calzolai, falegnami, architetti, medici e a nessuno sembra strano. Tuttavia, se uno scrittore è il figlio di un altro scrittore, anche di generi diversi, sembra sospetto. La verità è che mio padre non è mai stato nepotista, anzi tutto il contrario, e gli devo molte cose, ma non proprio benefici o favori quando era il momento della pubblicazione. Non ho mai ottenuto un posto di lavoro tramite lui, né ho mai avuto quella che viene chiamata raccomandazione, mai. Il mio cognome non è un cognome comune, con il quale era facile pensare che c'era un legame. D'altronde non l'ho mai nascosto . Pero sì, ho cercato di mantenere una certa distanza, affinché non apparissi come quello che stava sotto la sua ala perché non lo sono mai stato. Nel corso degli anni ho fatto bene per certi aspetti, sono stato fortunato e ho avuto molta fortuna. A volte, invece di chiederemi : "Lei è il figlio di Julian Marias", chiedonoa lui se ha qualcosa a che fare con Javier Marías. Queste cose sono un fatto della vita. Io invece penso che, nel complesso, sono stati più gli svantaggi che vantaggi. Ho avuto vantaggi di natura biografica: Sono nato in una casa piena di libri, sono stato circondato da un ambiente che mi si incoraggiava a leggere e scrivere così che ho iniziato a scrivere. Pero in pratica, parlando di privilegi o favoritismi nell'essere il figlio dello scrittore, ho incontrato molti problemi per molti anni. In ogni caso, anche se questo mi lasciò un po indietro e che il mio nome sembrasse bastare, non ho avuto inconvenienti nello scrivere qualunque articolo altro che disfare gli errori sulla sua figura.

ELIDE: C'è più dialogo con lui ora piuttosto che durante la tua giovinezza?

JAVIER: Beh, in gioventù non si parlava molto. I genitori annoiano, appaiono come un gruppo di inquisitori che cercano di controllare tutto.é normale contrastare quelle cose che piacciono ai genitori o che gli interessano di più. Passai questo momento e effettivamente il tipo di dialogo che potevo avere con in miei genitori era per lo più:"che mi lasciassero in pace, che non mi dessero fastidio, che non si impicciassero delle mie cose e non cercassero di influenzarmi" non ho neanche avuto grandi scontri o niente del genere. Fortunatamente sia mio padre che mia madre erano molto liberali e molto tolleranti. é pur vero che con il passare degli anni a partire Trenta e più, iniziai a considerare quello che era ovvio. Si tratta di un processo molto lento e tardivo, penso che capita a tutti, sia che il proprio il padre o la propria madre fossero scrittori o che non lo fossero. è che uno tarda abbastanza ad interessarsi alla propria figura genitoriale, aldilà del proprio ruolo di padre o madre. Ma dai quarant'anni improvvisamente iniziai a chiedermi ciò che è ovvio e tuttavia risulta abbastanza difficile da vedere. Cioè i miei genitori,oltre ai miei genitori, sono persone autonome che per molti anni non furono genitori ne dei miei fratelli,ne i miei ne quelli di nessun, e che avevano le loro speranze o i loro sogni o i loro problemi. E si pensa dopo al fatto che essere padre e madre da giovani è una cosa difficile. Vederli come individui e in modo diverso dal ruolo che hanno avuto fin dal momento che si nasce. Pero quel percorso l'ho fatto. Sì, mi sono interessato, una volta che ho capito questo. Quelle persone che uno vede in modo principalmente utilitario durante la propria infanzia e durante l'adolescenza e probabilmente la giovane età adulta, vederli liberi di me stesso, per così dire.

(Estratto da una conversazione tenuta da Javier Marías Pittarello Elis nel maggio di quest'anno, pubblicato nel libro di Javier Marías "intravisto" RqueR, Barcellona, ​​collezione 2005 che appena è andato in vendita)

Nessun commento:

Posta un commento